mi ha invitato ad andare alla Messa nella Chiesa di Santa Eugenie.
Qui ho conosciuto Padre Farid e le sorelle Francescane, Suor Salvatorina e Suor Marcelle.
Da subito mi sono sentito accolto come un fratello, come un figlio, parte della meravigliosa famiglia della comunità di Santa Eugenie. È stata una grazia, un grande dono. Ho potuto vivere i periodi di lavoro lontano da casa senza dimenticarmi dell’incontro fatto con Cristo.
Il tempo passato con le Sorelle Francescane ha reso più certa in me la consapevolezza che la compagnia di Gesù è un dono grandioso e inaspettato, è un incontro reale, concreto e in questi anni si è fatto carne in modo ancor più vivo grazie alla testimonianza di Suor Marcelle e di tutte le consorelle.
La carità vissuta nell’accoglienza nella loro casa di Santa Maria delle bambine bisognose e abbandonate ha dato carne a quello che don Giussani mi diceva: “ … Interessarci degli altri, comunicarci agli altri, ci fa compiere il supremo, anzi unico, dovere della vita, che è realizzare noi stessi, compiere noi stessi …” e ancora “ … Cristo ci ha fatto capire il perché profondo di tutto ciò svelandoci la legge ultima dell’essere e della vita: la carità. La legge suprema, cioè, del nostro essere è condividere l’essere degli altri, è mettere in comune se stessi.”
Grazie alla compagnia delle Sorelle Francescane, anche il rapporto con i colleghi con cui ho condiviso questo periodo di convivenza lontano da casa ha assunto un significato diverso, nel tentativo quotidiano di mettere al centro la comunione con gli altri come segno, come circostanza donata e non subita, una circostanza, a volte faticosa, che ha rafforzato la certezza che ogni cosa vissuta va donata per un bene più grande che è l’amicizia con Cristo.
Ringrazio Dio ogni giorno per questi anni di comunione vissuta con le Sorelle Francescane che, con la loro gioia, la loro carità, il loro amore totale per Cristo mi han fatto capire la meravigliosa preghiera di San Francesco che ora recito più volte al giorno tanto è vera e concreta:
“Signore,
fa di me uno strumento della Tua Pace:
Dov’è odio, fa che io porti l’Amore,
Dove è offesa, fa che io porti il Perdono,
Dov’è discordia, che io porti l’Unione,
Dove è il dubbio, che io porti la Fede,
Dove è errore, che io porti la verità,
Dove è disperazione, che io porti la Speranza,
Dove è tristezza, che io porti la gioia,
Dove sono le tenebre, che io porti la luce.
Maestro, fa che io non cerchi tanto ad essere consolato,
quanto a consolare,
ad essere compreso quanto a comprendere,
ad essere amato, quanto ad amare
Poiché così è:
Dando che si riceve
Perdonando che si è perdonati
morendo che si resuscita a vita Eterna.”
Ho lasciato l’Egitto per un’altra destinazione, sempre viva nel cuore, con immensa gratitudine questa esperienza di fede.
Giovanni Angelo Scarpanti